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La natura si rigenera, tra arte e socialità

E’ successo a Milano, dopo il grande vento dello scorso febbraio. E nei boschi del Trentino Alto Adige, dove nel 2018 si è abbattuta la tempesta Vaia (milioni di alberi caduti).

Nel Parco della Resistenza del capoluogo lombardo, un grande olmo crollato per le forti raffiche è l’occasione di ricostruire relazioni sociali e legami di vicinato, oltre che il simbolo di una “cultura della natura” che cresce sempre di più tra i cittadini.

Che sono corsi per vederlo in questa nuova posizione reclinata, vi sono saliti, l’hanno abbracciato. Il coro di voci di chi si è ritrovato intorno al tronco ha espresso il desiderio di dare all’albero una seconda vita, nella sua maestosità a terra.

Nel quartiere, i “genitori in movimento” riunitisi grazie alla Social Street nella cooperativa Uhmà hanno immaginato un drago-scultura che nasce dal vento e forma con la coda un cerchio aperto che si sviluppa nel prato, con la testa affacciata tra due nuovi alberi. L’opera, che prende il nome di Eolo, è realizzata da cittadini sotto la supervisione di un artigiano falegname.

E’ la terza nata nei parchi meneghini, dopo quelle al Segantini e alla “radura degli alberi caduti” dell’asilo nel bosco Hoppipolla in zona sud. Il pensiero vola alle opere sorprendenti e poetiche create nel bosco trentino Arte Sella, dove rami, tronchi e radici sono diventati presenze amiche, per la vita in natura, il gioco, la prossimità alla bellezza.

E qui si scopre la presenza di un’altra fantastica creatura costruita con i pezzi degli alberi abbattuti da Vaia: un gigantesco drago-scultura in legno di cembro assemblato da qualche sconosciuto amico della foresta, che attira persone da ogni luogo per ammirarlo e accarezzarne la corteccia. Altre esperienze e laboratori creativi in natura sono tra i protagonisti del prossimo evento-mostra “Botanica Temporanea, l’arte dei Giardini invisibili” dal 18 al 20 giugno alla Manifattura Tabacchi di Firenze (a cura del paesaggista Antonio Perazzi).

Progetti in cui si racconta la capacità delle piante di rigenerare i luoghi insieme all’elemento umano, seguendo pratiche partecipate individuo/natura.

Il giardino come strumento di coinvolgimento e di creazione comune, esperienze da cui partire per fare cultura, non solo del verde.